Crediamo nel valore e nella forza dei sodalizi, nella vita privata quanto in quella professionale.
parole-parole.it nasce proprio dall’incontro tra professionalità, stima e passione per la traduzione, e una feconda e solida amicizia, la nostra.
Ne parliamo con un’altra coppia di grandi “traduttor-amici” editoriali, Andrea Spila e Andrea Grechi, ospiti del #podcast "Lavorare insieme" della European School of Translation.
Venite ad ascoltarci con un CLIC QUI e, magari, raccontateci le vostre esperienze e impressioni.
Tiziana e Viviana
Voce del verbo «tradurre»
di Maria Antonia Fama, 13 settembre 2020
Compensi miseri e poche tutele, ma una grande passione. Viviana Sebastio e Tiziana Camerani raccontano il lavoro di chi sta sempre un passo dietro all'autore. Ma con Strade-Slc Cgil, il sindacato dà voce alle loro parole.
La sezione traduttori editoriali Strade in Slc-Cgil è nata nel 2016, con l'obiettivo di creare ponti tra quelle isole che sono i professionisti del settore. Un mestiere che, per sua natura, si tende a fare in solitudine, spesso a casa propria, in biblioteca o in spazi di co-working. Abituati a dialogare con il testo, a maneggiare la lingua, per paradosso i traduttori parlano poco tra loro. Questo li rende più fragili, di fronte ai giganti dell'editoria. Il traduttore è, di fatto, co-autore dell'opera, ma non sempre (anzi, quasi mai) a tanta fatica creativa corrispondono il successo e il giusto riconoscimento, soprattutto sul piano contrattuale. L'associazione Strade, nata all'interno della Slc Cgil, ha come obiettivo principale la salvaguardia e la promozione del lavoro di tutti i traduttori che operano, in via esclusiva o parziale, in regime di diritto d'autore.
Il lavoro del sindacato, in questo caso specifico, punta alla determinazione di minimi di compenso che evitino il continuo gioco al ribasso; alla creazione di un fondo specifico che sostenga l’attività dei traduttori editoriali e la loro formazione. Ulteriori obiettivi sono la revisione della legge sul diritto d’autore (con particolare riferimento alla durata della cessione di diritti e allo sfruttamento dei diritti secondari) e una gestione più trasparente dei proventi della reprografia (le fotocopie).
Traduzione ritmica in italiano del Rondeau de la Baronne, da La vie parisienne di Jacques Offenbach
Je suis encor toute éblouie, toute ravie Ah ! quel tableau pour mes yeux surpris ! Je reviens charmée, enivrée, enthousiasmée ! Enfin, ce soir, j’ai vu Paris. Des toilettes étourdissantes, Des fronts chargés de diamants Et lorgnant ces femmes charmantes Force petits messieurs charmants. J’arrive, j’entre dans la salle, Et je m’installe Sous des regards curieux Tout d’abord, deux femmes divines Mes voisines Par leur éclat, frappent mes yeux. Toutes deux, elles étaient belles, Mais à faire perdre l’esprit. Je demande qui donc sont-elles ? Et voilà ce que l’on me dit : L’une est une femme à la mode, Assez commode, Et l’orchestre est plein de ses amants, L’autre, ah ! l’autre est une comtesse Et sa noblesse A plus de cinq ou six cents ans. Examinez bien leur toilette Et quand vous aurez vu, parlez, Dites quelle est la cocodette Et quelle est la cocotte, allez. Je regardai, même frisure, Et même allure, Même regard impertinent, Même hardiesse à tout dire, Même sourire, Allant aux mêmes jeunes gens. Pour choisir ne sachant que faire Je dis : la grande Dame est là, C’était justement le contraire. Mais comment deviner cela ! Et pendant ce temps, de Rosine La voix mutine Chantait les airs de Rossini. Et toute la salle grisée Electrisée Battait des mains à la Patti. J’eus aussi mon succès, je pense, Car, en partant, dans le couloir, Je vis une énorme affluence Des gens se pressant pour me voir. Oui, pour me voir. Ah ! Ah ! Je suis encore toute éblouie, toute ravie, Ah ! quel tableau pour mes yeux surpris ! Je reviens charmée, enivrée, enthousiasmée, Enfin, ce soir, j’ai vu Paris Enfin, ce soir, j’ai vu Paris Enfin, ce soir, j’ai vu Paris ! |
Ho ancora l’occhio pieno, pieno di sorpresa Mai brillò tanto così! Sono esaltata, ebbra, catturata, presa Stasera ho visto Paris. Che tolette mirabolanti, I colli pieni di bijù E a guardare le dame affascinanti Aristocratici signur. Arrivo, entro nella sala, E son scortata Dall’altrui curiosità Lo sguardo sulle mie vicine Due divine Non riesco più a staccar. Tutte e due erano belle, ma da togliere il respir. Chiedo chi sono le gentildonne? Questo è quanto mi sento dir: Una è una dama assai alla moda, Generosa, Ha nell’orchestra ottanta amor, L’altra è all’opposto blasonata E ha una casata D’antichissimo splendor. Esaminatene bene la tenuta E provate a dirmi un po’, Or chi è dunque la dama titolata E chi è invece la cocò. Vedo un’uguale acconciatura, E andatura, Stesso sguardo da sotto in su, Impertinente il loro viso, Col sorriso, Rivolto anche alla gioventù. Per capire, non so come fare E dico: la gran Dama è là, “È sbagliato, provate a ritentare”, Come potevo indovinar? E frattanto di Rosina La voce birichina Finiva la nota cavatina. E tutto il teatro inebriato Elettrizzato Applaudiva l’Adelina. (recit.): Patti, naturalmente! Ho avuto anch’io il mio momento, perché entrando nel foyer, ho scorto un grande assembramento raccoltosi per vedere me. Sì, per vedere me! Ah! Ho ancora l’occhio pieno, pieno di sorpresa Mai brillò tanto così! Sono esaltata, ebbra, catturata, presa Perché ho visto Paris, Perché ho visto Paris Perché ho visto Paris! |
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