parole-parole.it vi invita a vederci tutti "da Wenling"!
da Wenling di Gemma Ruiz Palà è in libreria dal 3 novembre 2023, nella traduzione dal catalano di Tiziana Camerani, per i tipi di Voland.
Perché mi faccio la manicure? Per Simone de Beauvoir.
Wenling, originaria della Cina, è arrivata a Barcellona incinta di sei mesi in cerca di un avvenire migliore per i propri figli. Ora, a distanza di dieci anni, gestisce con il marito un centro estetico che è il cuore nevralgico del quartiere Gràcia, frequentato anche da una regista di documentari stravagante e curiosa, voce narrante del romanzo. Ѐ lei che, appuntamento dopo appuntamento, vede, annota ed esplora tutto quello che accade nel salone. Fra lei e Wenling cresce una profonda amicizia, alimentata dai mille problemi di una società che continua a ostacolare l’integrazione e a favorire il pregiudizio, la stessa società che non troppo tempo fa ha vissuto il franchismo e una sistematica discriminazione linguistica.
Nata nel 1975 a Sabadell, GEMMA RUIZ PALÀ nel 1997 inizia a lavorare per la Televisió de Catalunya specializzandosi in cronaca culturale. Esordisce in narrativa nel 2016, con il best seller "Argelagues", che racconta le vicende di tre donne impiegate nell’industria tessile durante la Guerra Civile. Nel 2020 pubblica il suo secondo romanzo, "da Wenling", e nel 2022 vince il Premio Sant Jordi con "Les nostres mares".
Festeggiamo la Giornata mondiale della traduzione con il video “Translating for peace”, promosso e presentato dal CEATL per ribadire l'importanza della traduzione e la necessità di salvaguardarla: senza di essa le nostre culture sarebbero asfittiche.
Nel video diciannove traduttrici e traduttori di Paesi diversi leggono, nelle rispettive lingue, il messaggio del Premio Nobel Svetlana Alexievich:
Se avete ben guardato queste foto, non vi sarà stato difficile riconoscere il talentuoso, poliedrico, onirico, imprevedibile Vinicio Capossela.
E al suo fianco, sotto i riflettori e un cappello di paglia ci sono io!
No, non sono lì per esibirmi in evoluzioni canore – anche se avrei saputo intonare tutti i suoi brani – ma per creare un ponte linguistico tra l’artista e il pubblico, per lo più greco.
Quella notte le stelle di Creta rilucevano più che mai e Vinicio Capossela era uno degli ospiti d’onore per il concerto dedicato al lirista cretese e leggenda vivente, Antonis Xylouris, detto Psarandonis.
Rivivo tuttora la gioia e la frizzante ansia di quella nottata d’agosto ad Anogeia.
In modo del tutto inatteso, il Caso mi ha catapultata su un palco accanto a uno degli artisti italiani più amati (da me molto!).
Questo è stato, senz'altro, uno dei grandi doni ricevuti dalla traduzione, dalla lingua greca e dalla terra degli Dèi.
E il canto dice nascosto nel tempo
Con voce di pietra:
"Siamo due coste di rupe
Aspettiamo un terremoto
Per unirci di nuovo
In un solo canto"
Fotografie di Panos Mamatzakis
La gazza è un racconto greco che prende il volo e diventa reading e performance artistica, grazie al collettivo di HERSTORIES 2.0 | LE STORIE, PLURALE FEMMINILE - Racconti di donne dal passato, nel presente, verso il futuro.
La gazza è frutto della penna di Maria Xylouri e fa parte di Fones. Voci dalla Grecia, progetto editoriale – e-book edito da I Dragomanni – che raccoglie varie voci, “Fonès” appunto, del panorama letterario greco contemporaneo. Si tratta dunque di una raccolta di racconti curata e tradotta da Viviana Sebastio, e revisionata da Tiziana Camerani, una collaborazione di parole-parole.it a tutto tondo.
L'appuntamento è per domenica 12 dicembre 2021, ore 16.30, al Detour di Roma:
Reading e performance di disegno [HERSTORIES 2.0 | LE STORIE, PLURALE FEMMINILE] - Racconti di donne dal passato, nel presente, verso il futuro
“LA GAZZA”, di Maria Xylouri (in Fones. Voci dalla Grecia, Dragomanni)
Legge Valentina Bacco, attrice di teatro, presenta Viviana Sebastio, curatrice dell’antologia.
MARIA XYLOURI, cretese di nascita, vive ad Atene. Ama viaggiare, soprattutto in poltrona tra le pagine dei libri, come afferma lei stessa. I suoi romanzi “Rewind” (Καλέντης, 2009) e “Come finisce il mondo” (Καλέντης, 2012) hanno ricevuto importanti riconoscimenti della critica e premi letterari. Il suo terzo libro “Il turno di notte del calligrafo” (Καλέντης, 2015) è stato candidato al premio letterario dell’Unione europea 2017. È da poco arrivato nelle librerie greche “Navi di pietra” (Μεταίχμιο, 2021), raccolta di suoi racconti che include anche “La gazza”. Curiosità: è un’abile ritrattista.
HERSTORIES Ed. 2 - LE STORIE, PLURALE FEMMINILE - Racconti di donne dal passato, nel presente, verso il futuro:
Dal 21 novembre al 19 dicembre 2021.
L’obiettivo principale di “HerStories. Le Storie, Plurale, Femminile” è intraprendere un percorso di narrazioni collettive al femminile. Questa seconda edizione è dedicata alla narrativa al femminile e al disegno dal vero. Due forme d’arte, due linguaggi, che si incontrano per stimolare un dialogo fertile, un’interconnessione tra stimoli artistici e culturali. Un ciclo di letture accompagnate da performance basate su disegni realizzati dal vivo ispirati brani stessi, confluiranno in quattro brevi book-trailers.
Un progetto sostenuto da: 8 per mille Chiesa Valdese – Unione delle Chiese metodiste e valdesi
Responsabile del progetto : Cristina Nisticò.
In collaborazione con Le Funambole e orientali Edizioni
PROGRAMMA COMPLETO E PRENOTAZIONI SU: www.cinedetour.it
Stampalia. Perla del Dodecaneso. Avamposto dell’Europa è un diario di viaggio scritto, poco prima del 1948, dalla poetessa e scrittrice greca Athinà Tarsuli, esploratrice del Dodecaneso.
Autrice prolifica e poliedrica, Athinà Tarsuli ci racconta, nel suo stile che definirei pittorico, luoghi e usanze isolane, descrivendo con dovizia di particolari e di illustrazioni, le case e gli abiti tradizionali, i vicoli e le piccole piazze di questa remota isola chiamata dai greci Astypàlea, "Stampalia" dai Veneziani.
Questo frammento di terra rossa è piuttosto lontano dalle altre isole. La sua collocazione l’ha fatta considerare, per secoli, scalo commerciale di grande importanza, in quanto collegava l’Occidente con l’Oriente.
Dopo il dominio franco e bizantino Astypàlea fu, per ben tre secoli, feudo della famiglia veneziana dei Querini. I nobili della Serenissima dimorarono sulla sommità dell'isola, quindi, nel Kastro, imponente fortezza che ancora oggi come un gigante buono e un po’ malandato sorveglia le coste isolane.
La posizione geografica di Astypàlea è stata anche motivo di isolamento per gli isolani, che hanno tuttavia potuto così conservare il loro dialetto, gli antichi rituali e gli usi e costumi.
Mi ritengo davvero fortunata di essermi potuta occupare della traduzione in lingua italiana di quest’opera.
Lavorare sulle sue pagine mi ha consentito di viaggiare a ritroso nel tempo e percorrere luoghi di grande fascino.
Grazie alla penna di Athinà Tarsuli sono in qualche modo entrata in contatto anche con le isolane e gli isolani di cui l'autrice narra vicende e storie, talvolta anche dolorose, fatte di povertà e di separazioni necessarie. Con loro ho anche cantato e danzato al matrimonio tradizionale di una giovane coppia, e ho sbirciato nella dote della sposa, composta non solo di terreni, ma anche di vesti, di sete scarlatte e perle grezze. Ho celebrato, tra queste pagine, le feste e i riti più importanti degli astipalioti e udito ninnananne che sanno di mito lontano.
Pochi giorni fa ho ricevuto dalla storica Libreria Bocca di Milano l’invito a una simpatica conversazione proprio dedicata a Stampalia. Perla del Dodecaneso. Avamposto dell’Europa. Vi riporto il video qui sotto, qualora voleste seguirla.
E già che ci sono, vi invito anche a vedere la presentazione di questo libro, avvenuta prima presso la sede della Società Geografica Italiana e poi alla Fondazione Querini-Stampalia. Ve ne caldeggio la visione perché non si tratta di una mera presentazione, piuttosto di un’occasione, molto piacevole, per sentir parlare, da voci eminenti, di Grecia, dei suoi legami storico-culturali con l’Italia, della Serenissima, di identità delle comunità rurali e, naturalmente, della farfalla dell’Egeo: Astypàlea.
Basta fare rispettivamente un CLIC QUI per la presentazione romana e un altro QUI per quella veneziana.
"Stampalia. Perla del Dodecaneso. Avamposto dell’Europa". Traduzione dal neogreco di Viviana Sebastio. Editore: Aracne Editrice, 2017
Crediamo nel valore e nella forza dei sodalizi, nella vita privata quanto in quella professionale.
parole-parole.it nasce proprio dall’incontro tra professionalità, stima e passione per la traduzione, e una feconda e solida amicizia, la nostra.
Ne parliamo con un’altra coppia di grandi “traduttor-amici” editoriali, Andrea Spila e Andrea Grechi, ospiti del #podcast "Lavorare insieme" della European School of Translation.
Venite ad ascoltarci con un CLIC QUI e, magari, raccontateci le vostre esperienze e impressioni.
Tiziana e Viviana
«Siamo costruttori di ponti. […] Siamo coautori, ma il nostro nome non compare in copertina, gli editori tagliano sempre di più le spese per le traduzioni, inficiando la qualità delle opere, e per noi non ci sono mai soldi.
La Cultura è un bene collettivo. Chi fa cultura fa un servizio alla collettività.
Un Paese culturalmente povero è un Paese povero anche economicamente»
Marina Pugliano, del direttivo di Strade - Traduttori Editoriali, esordisce così nell’intervista rilasciata ad Annarita Briganti per Repubblica.
E noi ribadiamo con convinzione la denuncia di Marina Pugliano insieme all’appello rivolto da Strade al Governo per istituire un fondo strutturale a sostegno delle traduzioni.
Il 15 dicembre abbiamo partecipato al flashmob natalizio, durante il quale abbiamo donato libri in traduzione ai rappresentanti della Commissione cultura al Senato e, il giorno seguente, alla Commissione cultura alla Camera, così come alle massime cariche dello Stato.
I 72 volumi in regalo rappresentano un gesto simbolico per ricordare l’importanza della cultura e della sua circolazione grazie alla traduzione.
I volumi in dono sono per lo più opere di autori che hanno firmato l’appello di Strade. Per ciascun libro è stato scelto il suo destinatario in modo mirato.
Ecco alcuni abbinamenti: il Presidente Mattarella ha ricevuto La morte di Gesù (Einaudi) del Nobel J. M. Coetzee, tradotto da Maria Baiocchi; il Presidente Conte I vagabondi (Bompiani) del Nobel Olga Tokarczuk, tradotto da Barbara Delfino. Il Ministro Franceschini ha avuto in dono Kafka sulla spiaggia (Einaudi) di Haruki Murakami, tradotto da Giorgio Amitrano. Per la Senatrice Liliana Segre è stato scelto Io non mi chiamo Miriam (Iperborea) di Majgull Axelsson, tradotto da Laura Cangemi e l’Onorevole Matteo Orfini L'alba è un massacro signor Krak di Thomas Tsalapatis (XY.IT), tradotto da una di noi, oveero da Viviana Sebastio.
Testi provenienti da vari paesi e da una molteplicità di lingue (dall’islandese, allo svedese, dal giapponese al neogreco, passando anche per le lingue cosiddette “veicolari”), varietà che va tutelata e alimentata.
Ciascun testo è stato accompagnato da una dedica personalizzata scritta dall’autore o dal traduttore, qui condividiamo con voi quella del poeta greco Thomas Tsalapatis rivolta a Matteo Orfini:
"Caro Matteo,
il mio nome è Thomas Tsalapatis, sono poeta e autore teatrale greco.
Le lingue dei nostri due paesi hanno molti elementi in comune. E non mi riferisco solo alle parole che condividiamo nell’uso e che descrivono il contatto tra due popoli attraverso i secoli, di due lingue disseminate di capolavori letterari e al contempo circoscritte geograficamente alle nazioni in cui viviamo. In un’epoca di assoluta omologazione la traduzione è l’unico modo per conservare la nostra essenza.
La traduzione è una modalità essenziale di incontro, scambio e dialogo.
Ho pubblicato, nella mia lingua, sette libri (che diventeranno presto otto), ma nessuna gioia è paragonabile a quella provata quando li ho visti editi in Italia e in Francia.
La loro traduzione è un’azione di rinascita e non solo, è un transito che mi ha consentito di conoscere ancora altre culture e persone che hanno cambiato la mia vita. È come se questi libri avessero aggiunto un’ulteriore dimensione alla mia esistenza.
La traduzione dalla lingua greca verso l’italiana, e viceversa, è un ponte sopra il Mar Ionio. Un ponte secolare che dobbiamo proteggere come parte della nostra identità. Un elemento del nostro comune passato, ma anche un presupposto per il nostro comune futuro.
La saluto con i miei migliori auguri di buone feste, certo di un suo rinnovato impegno nel sostenere le legittime richieste dei traduttori italiani.
Con stima,
Thomas Tsalapatis*"
(*Traduzione di Viviana Sebastio)
Voce del verbo «tradurre»
di Maria Antonia Fama, 13 settembre 2020
Compensi miseri e poche tutele, ma una grande passione. Viviana Sebastio e Tiziana Camerani raccontano il lavoro di chi sta sempre un passo dietro all'autore. Ma con Strade-Slc Cgil, il sindacato dà voce alle loro parole.
La sezione traduttori editoriali Strade in Slc-Cgil è nata nel 2016, con l'obiettivo di creare ponti tra quelle isole che sono i professionisti del settore. Un mestiere che, per sua natura, si tende a fare in solitudine, spesso a casa propria, in biblioteca o in spazi di co-working. Abituati a dialogare con il testo, a maneggiare la lingua, per paradosso i traduttori parlano poco tra loro. Questo li rende più fragili, di fronte ai giganti dell'editoria. Il traduttore è, di fatto, co-autore dell'opera, ma non sempre (anzi, quasi mai) a tanta fatica creativa corrispondono il successo e il giusto riconoscimento, soprattutto sul piano contrattuale. L'associazione Strade, nata all'interno della Slc Cgil, ha come obiettivo principale la salvaguardia e la promozione del lavoro di tutti i traduttori che operano, in via esclusiva o parziale, in regime di diritto d'autore.
Il lavoro del sindacato, in questo caso specifico, punta alla determinazione di minimi di compenso che evitino il continuo gioco al ribasso; alla creazione di un fondo specifico che sostenga l’attività dei traduttori editoriali e la loro formazione. Ulteriori obiettivi sono la revisione della legge sul diritto d’autore (con particolare riferimento alla durata della cessione di diritti e allo sfruttamento dei diritti secondari) e una gestione più trasparente dei proventi della reprografia (le fotocopie).
Uno dei miei sogni editoriali proibiti è tradurre un'antologia di Alfonsina Storni, poetessa argentina (ticinese di nascita) del primo Novecento, morta suicida a Mar del Plata.
Molti conoscono forse l'emozionante canzone di A. Ramírez e F. Luna, nata dall'ultima poesia di Alfonsina (Voy a dormir), "Alfonsina y el mar".
Indimenticabile l'interpretazione di Mercedes Sosa. Riflettevo ieri su una riflessione di Walter Siti sul poco spazio che si dedica oggi alla poesia - elaboro: in un mondo che straborda di ansia comunicativa, manca il silenzio, luogo-madre della poesia.
Oggi allora (mercoledì, ma per me domenica) ho chiuso telefono, whatsapp, gmail e nel silenzio ho tradotto "Y tú?", in una prima versione esplorativa. Non sono convinta di "levigato" ma confido in nuove idee al prossimo silenzio. -------
E tu? Sì, vivo, erro, mi muovo; acqua che scorre e mulina, sento la vertigine feroce del movimento, l’odore della selva, a nuova terra approdo. Sì, mi muovo, forse bramo soli, aurore, tempesta e oblio: e tu che fai, levigato e gramo? Sei il sasso accanto al quale passo. ---
¿Y TÚ? Sí, yo me muevo, vivo, me equivoco; agua que corre y se entremezcla, siento el vértigo feroz del movimiento: huelo las selvas, tierra nueva toco. Sí, yo me muevo, voy buscando acaso soles, auroras, tempestad y olvido. ¿Qué haces allí misérrimo y pulido? Eres la piedra a cuyo lado paso.
Ho ritrovato fra le carte delle poesie erotiche francesi che avevo tradotto anni fa per una mia performance poetica (Louise Labé, Marot, Cocteau, Bataille, Calaferte...). Fra queste, una poesia di Claude Chappuys, poeta del '500.
LE CON DE LA PUCELLE Claude Chappuys | |
Con, non pas con : mais petit sadinet Con, mon plaisir, mon gentil jardinet : Où ne fut donq planté ni arbre ni souche Con, joli con à la vermeille bouche Con, mon petit mignon, ma petite fossette Con rebondy en forme de bossette Con revestu d'une riche toyson De fin poil d’or en sa vraye saison Con qui tant a de force et de puissance Con qui seul peult bailler la jouyssance Con qui la main trop paresseuse et lente Rend, quand il veult, hardie et diligente Con qui commande à l'œil de faire signe A cil qui tient de l'amour la plus digne : Et qui ordonne à la bouche parler De tout plaisir, et ennuy ravaller Con, tu as bien la force et le pouvoir Ung tetin ferme esbranler et mouvoir Con, tu n'es point de ses cons furieux Tu es le con très beau et gratieux Qui n'a senty ceste doulce bataille Con, il n'est point autre con qui te vaille |
(…) Mona, non mona: ma soave dolcetto, Mio diletto, mio incantevole giardino: Che piantato non vide né albero né ceppo Mona deliziosa, dal labbro porporino, Mona, mia preziosa, mia piccola fossetta Mona paffuta a forma di gobbetta Mona ricoperta da un folto vello Di pel d’oro fino nel suo tempo più bello Mona che ha assai forza, assai potere Da concedere lei sola il piacere Mona che la mano così pavida e indolente Rende, quando vuole, ardita e diligente Mona che comanda all’occhio di far segno A quello che di amor ritien più degno: E che ordina alla bocca di parlare Di ogni piacere, e ogni pena ingoiare Mona, tu hai la forza ed il potere Di scuoter financo le mammelle più dure Mona, tu non sei come una mona furiosa Ma sei una mona avvenente e graziosa Che mai ha sentito la dolce battaglia Mona nessun’altra ti eguaglia (…) |
Traduzione ritmica in italiano del Rondeau de la Baronne, da La vie parisienne di Jacques Offenbach
Je suis encor toute éblouie, toute ravie Ah ! quel tableau pour mes yeux surpris ! Je reviens charmée, enivrée, enthousiasmée ! Enfin, ce soir, j’ai vu Paris. Des toilettes étourdissantes, Des fronts chargés de diamants Et lorgnant ces femmes charmantes Force petits messieurs charmants. J’arrive, j’entre dans la salle, Et je m’installe Sous des regards curieux Tout d’abord, deux femmes divines Mes voisines Par leur éclat, frappent mes yeux. Toutes deux, elles étaient belles, Mais à faire perdre l’esprit. Je demande qui donc sont-elles ? Et voilà ce que l’on me dit : L’une est une femme à la mode, Assez commode, Et l’orchestre est plein de ses amants, L’autre, ah ! l’autre est une comtesse Et sa noblesse A plus de cinq ou six cents ans. Examinez bien leur toilette Et quand vous aurez vu, parlez, Dites quelle est la cocodette Et quelle est la cocotte, allez. Je regardai, même frisure, Et même allure, Même regard impertinent, Même hardiesse à tout dire, Même sourire, Allant aux mêmes jeunes gens. Pour choisir ne sachant que faire Je dis : la grande Dame est là, C’était justement le contraire. Mais comment deviner cela ! Et pendant ce temps, de Rosine La voix mutine Chantait les airs de Rossini. Et toute la salle grisée Electrisée Battait des mains à la Patti. J’eus aussi mon succès, je pense, Car, en partant, dans le couloir, Je vis une énorme affluence Des gens se pressant pour me voir. Oui, pour me voir. Ah ! Ah ! Je suis encore toute éblouie, toute ravie, Ah ! quel tableau pour mes yeux surpris ! Je reviens charmée, enivrée, enthousiasmée, Enfin, ce soir, j’ai vu Paris Enfin, ce soir, j’ai vu Paris Enfin, ce soir, j’ai vu Paris ! |
Ho ancora l’occhio pieno, pieno di sorpresa Mai brillò tanto così! Sono esaltata, ebbra, catturata, presa Stasera ho visto Paris. Che tolette mirabolanti, I colli pieni di bijù E a guardare le dame affascinanti Aristocratici signur. Arrivo, entro nella sala, E son scortata Dall’altrui curiosità Lo sguardo sulle mie vicine Due divine Non riesco più a staccar. Tutte e due erano belle, ma da togliere il respir. Chiedo chi sono le gentildonne? Questo è quanto mi sento dir: Una è una dama assai alla moda, Generosa, Ha nell’orchestra ottanta amor, L’altra è all’opposto blasonata E ha una casata D’antichissimo splendor. Esaminatene bene la tenuta E provate a dirmi un po’, Or chi è dunque la dama titolata E chi è invece la cocò. Vedo un’uguale acconciatura, E andatura, Stesso sguardo da sotto in su, Impertinente il loro viso, Col sorriso, Rivolto anche alla gioventù. Per capire, non so come fare E dico: la gran Dama è là, “È sbagliato, provate a ritentare”, Come potevo indovinar? E frattanto di Rosina La voce birichina Finiva la nota cavatina. E tutto il teatro inebriato Elettrizzato Applaudiva l’Adelina. (recit.): Patti, naturalmente! Ho avuto anch’io il mio momento, perché entrando nel foyer, ho scorto un grande assembramento raccoltosi per vedere me. Sì, per vedere me! Ah! Ho ancora l’occhio pieno, pieno di sorpresa Mai brillò tanto così! Sono esaltata, ebbra, catturata, presa Perché ho visto Paris, Perché ho visto Paris Perché ho visto Paris! |
"La Catalogna sarà presente alla 57a edizione della Biennale d’Arte di Venezia, nella sezione Eventi Collaterali, con un progetto di Antoni Abad dal titolo “La Venezia che non si vede”, curato da Mery Cuesta e Roc Parés. L’esposizione, che sarà inaugurata il 13 maggio 2017, è prodotta dall’Institut Ramon Llull. Antoni Abad propone un’interpretazione in chiave sensoriale dello spazio urbano veneziano creata in collaborazione con una comunità locale di persone non vedenti e ipovedenti. La mappa della Venezia che non si vede inizia a prendere forma prima dell’inaugurazione della Biennale, attraverso gli incontri che l’artista Antoni Abad tiene con la comunità di non vedenti in collaborazione con studenti dell’università. L’app e il sito web di BlindWiki sono arricchiti, nel corso della Biennale, dai contributi dei cittadini che vorranno partecipare."
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